Per fonti ufficiose intendiamo le analisi e le previsioni degli esperti circa il probabile evolversi
della situazione economica di un’azienda, di un settore, di una nazione
ovvero dell’economia mondiale.
Mentre le fonti ufficiali presentano dati statici riferiti al più recente passato,
le fonti ufficiose ipotizzano degli scenari dinamici riferiti al futuro prossimo.
Le fonti ufficiali, quindi, forniscono le basi certe su cui fondare la ricerca del giusto valore;
laddove le fonti ufficiose forniscono semplici opinioni.
Per quanto basate su studi approfonditi, analisi, comparazioni,
e soprattutto su notizie successive alla pubblicazione delle fonti ufficiali,
tali opinioni sono e restano delle ipotesi.
Le previsioni degli analisti per noi più interessanti riguardano
la crescita dell’utile (Earning Growth) e del fatturato (Revenue Growth),
anche se è soprattutto sull’utile per azione che si concentra l’attenzione degli investitori.
Per elaborare le loro previsioni sui futuri utili trimestrali o annuali gli esperti si basano, oltre che
sui dati ufficiali derivanti dai bilanci e dai rapporti, su modelli previsionali basati anche sulle
anticipazioni che la società stessa fornisce al pubblico al di fuori delle occasioni ufficiali.
Ogni variazione sulle previsioni influenza la quotazione di un titolo,
in senso positivo o negativo, poiché va a modificare importanti indicatori usati dall’analisi fondamentale.
Maggiore ancora è l’influenza delle anticipazioni che la società stessa fornisce al pubblico,
sopratutto se smentiscono clamorosamente le previsioni fatte dagli analisti.
Normalmente, in occasione della presentazione di ogni bilancio trimestrale (Quarterly Report) le società comunicano le loro previsioni
(Outlook) sull’utile previsto per il trimestre successivo (Earning Forecast). Previsioni che non sempre coincidono con quelle degli
analisti.
Talvolta le società, anche al di fuori di tali occasioni, comunicano una variazione delle proprie previsioni (Outlook). In questi casi si
tratta quasi sempre di una variazione negativa, chiamata Earning Warning, comunicata ad arte per cercare di preparare gli azionisti
a dei risultati peggiori di quelli attesi.
In assenza di un Earning Warning, se i risultati ufficiali differiscono da quelli stimati dagli esperti e quindi attesi dal mercato, si parla di
Earning Surprise: una sorpresa che può essere sia negativa che positiva.
Naturalmente le società che emettono Earling Warning se le prospettive peggiorano, ed in caso contrario riservano gradite sorprese
agli azionisti, sono le più apprezzate dagli investitori e dagli analisti. Anche una buona comunicazione aziendale influisce sulla
quotazione di un titolo in Borsa.
L’analisi fondamentale utilizza le previsioni degli esperti per costruire alcuni indicatori dinamici a
complemento del vasto numero di indicatori statici, derivati dalle fonti ufficiali.
In questa operazione,
al fine di rendere il più possibile attendibili gli indicatori dinamici,
l’analisi fondamentale non si avvale dell’opinione di un singolo analista,
ma introduce il concetto di Consensus: vale a dire quella che risulta
la media delle previsioni fra gli analisti
impegnati nello studio e nella formulazione di ipotesi circa un medesimo problema;
ad esempio la crescita degli utili per azione di una determinata società.
Tipico esempio di indicatore statico utilizzato dall’analisi fondamentale è il Price/Earning (P/E) che rappresenta il rapporto fra il
prezzo corrente di un titolo e l’utile per azione realizzato negli ultimi dodici mesi. L’indicatore è definito statico in quanto il dato, circa
l’utile per azione realizzato negli ultimi dodici mesi, varia solo una volta ogni tre mesi; in occasione della presentazione del bilancio
trimestrale (Quarterly Report).
Tipico esempio di indicatore dinamico utilizzato dall’analisi fondamentale è il Price/Earning to Growth (PEG) che rappresenta il
rapporto fra il Price/Earning (P/E) di un titolo ed il suo tasso di crescita degli utili stimato dagli analisti (Earning Growth Estimated).
L’indicatore è definito dinamico in quanto la previsione, circa la crescita degli utili nel futuro prossimo, può variare in ogni momento al
mutare delle opinioni degli analisti.
Naturalmente, l’analisi fondamentale, per valutare questo parametro, non utilizza l’opinione di un singolo analista. Adotta, viceversa, la
media delle previsioni fra gli analisti impegnati nella formulazione di ipotesi circa la crescita degli utili per azione di quella determinata
società, vale a dire il Consensus: un dato che risulterà tanto più attendibile quanto maggiore è il numero degli analisti coinvolti e
minore l’intervallo temporale al quale si riferiscono le loro previsioni.