La “cessione del quinto” dello stipendio è una tipologia particolare di prestito personale, che viene rimborsata dal richiedente grazie all’addebito della rata che avviene direttamente in busta paga oppure sulla pensione.
In Italia la regolamentazione in merito alla cessione del quinto è gestita dal DPR 180/50, poi aggiornato dalla L. del 14 maggio 2005.
Si parla di “cessione” proprio perché c’è una trattenuta mensile, che viene appunto “ceduta” direttamente, e il “quinto” fa riferimento al fatto che la rata da pagare e pattuita in sede di prestito non possa eccedere il quinto dello stipendio del dipendente, calcolato però sulla somma netta che percepisce mensilmente.
La differenza rispetto ad un prestito classico è che nella cessione del quinto la rata è detratta direttamente in busta paga, dal salario percepito, o dalla propria pensione. Nel prestito tradizionale, invece, la rata è pagata dal richiedente (e debitore) alla banca oppure alla finanziaria in base alle modalità concordate; non è detto che venga ceduta direttamente, né in una somma pari al “quinto”. Il pagamento di un prestito qualsiasi può avvenire infatti tramite bollettino postale, con addebito in conto corrente eccetera, ma dopo aver ricevuto il pagamento dello stipendio.
La cessione del quinto prevede invece che sia direttamente l’azienda per la quale il dipendente lavora oppure l’Inps o l’Inpdap nel caso di un pensionato, a pagare la rata, direttamente e per lui, alla banca o alla finanziaria che ha emesso il prestito.
Si tratta di un prestito riservato ai dipendenti di aziende private con un contratto di lavoro a tempo indeterminato, a dipendenti pubblici statali e ai pensionati Inpdap e Inps. Non può essere richiesto invece dai lavoratori autonomi, ed è concesso solo in alcuni casi ai lavoratori con contratto a tempo determinato oppure a progetto. In questi casi però la durata del prestito non può eccedere quella della durata del contratto.
Per i neoassunti, si può anche accedere alla cessione, ma l’importo non deve essere molto elevato, e a patto che l’azienda sia medio grande e che il lavoratore abbia stipulato con essa un contratto a tempo indeterminato.
In ogni caso, per lavoratori e pensionati, la durata massima per questa tipologia di prestito arriva ai dieci anni, distribuiti in 120 mesi.
Per quanto riguarda il massimo importo finanziabile, è soggettivo e varia in base a diversi parametri, che includono la liquidazione maturata, lo stipendio netto percepito dal dipendente di un’azienda, e dall’entità pensionistica per i lavoratori a riposo.
Questa tipologia di prestito, agendo direttamente sull’importo erogato come salario o pensione, non necessita di garanti, ipoteche e fideiussioni. Si può far riferimento ad una polizza assicurativa che copra il rischio vita o impiego per la parte finanziata che eccede il Trattamento di Fine Rapporto.
Attraverso questa tipologia di prestito è possibile anche effettuare il consolidamento di debiti già presenti a carico del lavoratore o del pensionato, inglobando nella cessione del quinto le rate dei precedenti.
Nel caso in cui il lavoratore o il pensionato intendesse farlo, è possibile estinguere il prestito anche in via anticipata, attenendosi alle regole indicate in fase di stipula della cessione.